L’insostenibile pesantezza dell’atomo.

Ci sono dei riti di passaggio che a volte si chiamano traslochi in cui vedi passare tutta la tua vita davanti a te. Un po’ come quando stai per schiattare. Almeno così dicono perché a me non è mai capitato. Di stare per schiattare. Mentre di traslocare mi è già capitato, ma quello di oggi è un traslocone, il più grande negli ultimi 20 anni. La vita ti scorre davanti sotto forma di oggetti, giochi che hanno la tua età, libri, quaderni, milioni di dvd, centinaia di cd, diari di quando andavi al liceo e ti piaceva un casino una che ogni anno ti schivava. 5 anni di liceo. 5 diari monotematici. 5 anni di schivate. Chili da spostare, spolverare, buttare, vecchie consolle da mettere su ebay. Miliardi di atomi che hanno riempito entropicamente ogni spazio.
E mentre un biglietto del tram della città di Lisbona ti passa davanti ti viene il Momento Riflessivo in cui ti chiedi il senso dell’accumulare tutto ciò quando tu durerai molto meno del tuo Goldrake in metallo pressofuso del 1978. Degli istinti nazisti di fare una pira di libri in cortile ti prende quando cerchi di sollevare l’ennesimo scatolone pieno di foreste trasformate in carta. Di cose che non rileggerai mai, ammesso che l’abbia mai lette. Benvenuto iPad, Kindle e altri disintegratori di atomi trasformati in bit. Meno romantici dei bei dischi di vinile col faccione di Guccini, ma molto molto più leggeri. I bit hanno questa caratteristica comune all’anima. La leggerezza. Per non dire l’inconsistenza. Dove per anima intendo ciò che ci distingue dal mero corpo, ma anche da una roccia. Pensieri, sentimenti, volontà… Formiche elettriche che passano su un hardware relativamente piccolo come bit veloci dentro un ipod. Certo l’atomo ha ancora un bel vantaggio per tanti aspetti. Un atomo lo puoi toccare, se sono tanti li puoi abbracciare, se sono buoni li puoi mangiare. Un’idea no. O forse sì se la fai diventare atomica con una ricetta. Gaber abbiamo fatto la rivoluzione. Intanto, inscatolo. E già che ci sono giro un microcorto con questa idea di atomi che diventano bit e idee che diventano atomi.
Sarebbe notevole poter trasferire l’anima come i bit. Se questa davvero non fosse trascendente, ma solo fatta di formiche elettriche la cosa penso si potrebbe fare.
Ma probabilmente si trasferisce già a nostra insaputa e finisce respirata come aria dalle piante, dagli altri esseri viventi, dalla terra.
Credo che difficilmente ci potremo sottrarre al fascino degli atomi perché sono dei luoghi abbastanza sicuri per depositare un po’ della nostra anima.

Nel prossimo post tornerò sulla terra con un tema di estrema desuetudine: Han solo ha sparato per primo, caro il mio George del Lucasso. Un testimone che era al bar di Mos Eisley può confermarlo. Sempre che capiate il sabipode.

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