A volte mettendo a posto le cose ritrovo tonnellate di cazzate che avevo scritto millenni fa.
La cosa più stupefacente è che spesso non mi riconosco. Come se vedessi una mia foto e non sapessi chi è il figuro che ho davanti. In effetti probabilmente non sono l’io che conosco ora ad aver scritto, ma un altro io che conoscevo tempo fa e che oggi è stato più volte sostituito da altre cellule, altri neuroni, altra carne simile, ma non identica.
Così l’effetto è straniante, sfasato, a volte buffo.
In alcuni casi dico – Va che pirla questo qua. Altre volte dico: però dovevo essere un tipo simpatico.
Per esempio, dentro un diario dell’89 ho trovato un foglio volante del ’94, scritto ancora con la penna che, probabilmente a seguito di troppa lettura di Bukowsky, si intitolava:
Solidarietà.
Quella volta cominciò a lavorare prima del solito.
Mario, come tutti i Mario del resto, era una gran lavoratore.
551…
Pronto? C’è Anna per favore? Sono Mario!
In lontananza si sentì una voce che diceva – Chiedi Mario chi…
Mario chi? – Chiese la sconosciuta.
Mario Bukowsky.
Bukowsky – Disse la sconosciuta coprendo malamente la cornetta con una mano.
Dì che sono in ospedale in prognosi riservata – Mario percepì.
No Anna non c’è e non tornerà stasera.
Click. Fuori una.
Era duro, ma qualcuno lo doveva fare, pensò Mario per non perdersi di morale.
Albert gli diceva sempre che era questione di istinto, certe cose non si imparano mai.
E se lo diceva lui potevi credergli: all’età di 25 anni non avrebbe riconosciuto una sorca neanche se gliel’avessero sbattuta in faccia gocciolante e odorosa.
Sù un pochino più di estro.
4800… Francesca. Con Francesca qualcosa si rimedia sempre.
Sono Mario, c’è Francesca?
Sono io, ciao Mario!
Come butta?
Da dio! Lo sai che il mio ragazzo mi ha regalato un rolex per la nostra prima settimana?
Non sapevo che avessi un ragazzo.
Da una settimana.
Appunto.
Ora se Mario avesse avuto l’istinto di cui parlava Albert avrebbe concluso che non ci fosse più nulla da fare. Invece volle andare fino in fondo…
Immagino che tu non sia libera stasera.
Immagini bene.
Click. Ore 15.40. Riaprì la sua agenda color giallo patata a pasta gialla.
Con July bisognava puntare sull’umanità diseredata e sul terzomondismo da parata.
Qualche cinese impiccato, due o tre somali alla fame, una bella riunione di Amnesty International e te la portavi a letto.
Controllò prima il giornale al reparto “Cosa succede in città”. Alla voce incontri, rassegne, dibattiti, centri sociali. Trovato! Documentario sulla rivoluzione contadina del Chapas: “Messico, le ragioni della miseria, il riscatto di un popolo. Seguirà dibattito”. Più sotto si citava anche un incontro sui sordomuti del Congo, ma gli sembrava eccessivo perfino per July.
404…
Due, tre squilli.
– Risponde la segreteria telefonica. Sono fuori tutto il giorno. Stasera parteciperò al dibattito sulla lotta per i diritti dei sordomuti del Congo presso la Caritas di corso Venezia. Venite tutti…
Bip.
Mario, che come tutti i Mario era dedito al suo lavoro, andò a cercare le clark e il maglione a collo alto. E pazienza se July, detto tra di noi, fosse un vero cesso.
Fine.