Quando il Disastro si fa Arte.
L’ultima settimana resterà nei nostri occhi come uno di quei momenti così bassi della storia italiana da riuscire ad innalzarsi sopra la mediocrità dei momenti bassi e giungere nella top ten della sfiga italica.
Come tutte le vicende umane l’origine probabilmente parte dalla notte dei tempi, da quando il primo uomo si pestò le dita cercando di accendere un fuoco con due pietruzze e quindi meglio saltare molti passaggi e arrivare all’oggi.
Questo blog non è in grado di cercare le ragioni, nè proverà a svelare i colpevoli perché qui si parla soprattutto di immagini e suoni che colpiscono in primis gli organi preposti, ossia gli occhi e le orecchie per poi propagare gli stimoli a tutto il resto del corpo.
Qui interessa ciò che è più immediato, visivo, uditivo e tattile. Bisogna perciò mettere dei limiti alla nostra narrazione e dei protagonisti.
Il Disastro che abbiamo di fronte ha molti padri e molti figli, ma per forza di cose ci tocca mettere come protagonista il buon Pierluigi. In primis perché questa è la Regola del Comando per cui tutto ciò che accade è colpa tua anche se non l’hai voluta o cercata.
Tipo: non credo che Schettino abbia voluto affondare la Concordia eppure la sua responsabilità è prima che nei comportamenti nel ruolo. Anche in quel caso i corresponsabili sono tanti. Dagli ufficiali che non l’hanno avvertito o impedito, agli amministratori della società che non hanno mai battuto ciglio sul famoso “inchino” e volendo allargare il perimetro potremmo metterci anche i passeggeri che non si sono informati sulla nave e chi la comandava e forse persino tutti noi che non abbiamo vigilato e così via…
Per fortuna c’è la Regola del Comando che evita che la magistratura venga da me ad accusarmi dell’affondamento della Concordia. Sono già ampiamente fuori pista. Virata e metto la prima immagine che trovo significativa di questa storia. Qui ancora non c’era aria di Arte, ma il panneggio era già notevole.
Dopo “non aver vinto le elezioni” il nostro Comandante Pierluigi, che pure io avevo sostenuto alle primarie per mancanza di alternative e anche perché mi sembrava una persona saggia, invece di cedere il timone ad altri ha perseguito un’idea che sembrava in assonanza con le indicazioni giunte dalle urne. Un governo di cambiamento che non poteva non includere i 5 stelle. Purtroppo per tutti noi, invece di fare un’offerta che non si poteva rifiutare ha deciso di portare in dote solo il suo corpo ignudo a un paio di improvvisati lupi travestiti da cretini. Anche fossero stati dei cretini travestiti da lupi non si poteva resistere all’istinto e a tutti noi è toccato assistere al banchetto come nel più classico dei documentari del National Geographic con la gazzella di turno sbranata dal predatore di turno. E anche se la cosa ti fa impressione, un po’ ti piace. Un po’ ti senti gazzella e un po’ predatore, ma alla fine, almeno io, più predatore. Perché un conto è mangiare l’erba e un conto inseguire un essere cornuto e veloce da cui dipende la sopravvivenza.
Con una transizione da nero abbastanza lunga durante la quale ci siamo pure dovuti sorbire 10 saggi che hanno scoperto addirittura la differenza tra l’acqua calda e fredda, il nostro Capitano di vascello, senza consultare in primis la sua ciurma, alla prima votazione per le elezioni del Presidente della Repubblica tira fuori il nome di Marini. Anzi a tirarlo fuori dal mazzo lascia che sia l’amico ritrovato Silvio, già richiamato dall’oltretomba con il brillante risultato elettorale. Evidentemente, il subcomandante non ha preso bene il banchetto ad opera dei cretini sopra citati e con la saggezza che proviene dall’esperienza ha deciso di farsi e farci pappare dal Buon Vecchio Stronzo Certificato. A suggellare questa arguta idea e senza alcun rispetto per lo stomaco degli elettori fin qui sopravvissuti ha concesso ai nostri occhi spalancati e attoniti questo meraviglioso frame.
Qui c’è l’amore che scatta tra i naufraghi assediati dall’oceano in tempesta. Come in “Cast away” il nostro Pigi ha trovato in un pallone semisgonfio l’interlocutore privilegiato. Qui il tratto è da maestro. Non siamo al capolavoro compiuto, ma ci sono tutti gli indizi di un grande artista.
Ovviamente, è tutto così drammaticamente vero che i fan del nostro Condottiero non ci credono e su internet circolano teorie di raffinate strategie ordite dal Nostro che poi come in un film di Hitchcock solo alla fine verranno rivelate allo stolido pubblico che non è in grado di capire un Disegno così Intelligente. Tra i babbei che proprio non ci arrivano c’è mezzo PD e direi la stragrande maggioranza degli elettori, quelli almeno che non hanno il culatello al posto della retina. La differenza con Cast away sta nel fatto che a salvarsi qui è solo il pallone sgonfiato.
Mancano ancora due pennellate per firmare un Epic Fail da libri di storia e il nostro Conducator ha capito ormai come si fa. Si porta la situazione allo psicodramma cambiando nuovamente rotta senza avvertire la sala macchine. Così si decide di sacrificare per il bene dell’Arte anche il padre storico di un partito maldigerito da sempre da una parte ultraconservatrice e inciuciona e, aggiungo, forse, non del tutto estranea a fatti penalmente rilevanti.
Così in barba al fatto che manco con tutti i voti del PD sarebbe passato Prodi perché Scelta Civica e 5stelle dichiarano apertamente di non votarlo, il Grande Timoniere accelera verso lo sgozzamento del vitello grasso.
Nei cartoni giapponesi ora ci sarebbe un fungo atomico che riporta al timore della guerra nucleare.
Un’immagine incredibilmente e terribilmente affascinante. Un fungo luminoso che si innalza per centinaia di metri che distrugge e purifica tutto.
Da noi l’era nucleare è, per banali questioni anagrafiche, rappresentata da Napolitano.
Piuttosto che scegliere uno dei tuoi che poteva farcela come Rodotà il nostro Working Class Hero corre in ginocchio dal vecchio che avanza e poi, per chiudere in bellezza, si lascia esplodere in mezzo alla folla come un ceceno qualunque.
Non sappiamo se qui pianga per la tensione derivante dalla fatica che un tale compito ha comportato, se per la presa di coscienza o per la gioia di aver fatto qualcosa che nessuno prima di lui era riuscito a compiere. In sintesi: disintegrare l’ultimo partito della sinistra e resuscitare un giaguaro ormai imbalsamato come manco Stephen King avrebbe saputo inventarsi (lettura consigliata: Pet Cemetery).
Il Disastro ora che è riconoscibile da tutti può chiamarsi Arte.
La satira ormai lo celebra come l’Attila della sinistra, ma per fortuna resistono gruppi di idolatri che con la fede che è propria delle religioni minori tiene viva l’immagine del proprio beniamino come il nuovo Che ucciso in un’imboscata nelle infide foreste boliviane.
Anche questa è arte. Arte sacra.