Quel sorriso senza gioia.

Come quello del commercialista quando gli chiedi se l’iva è rateizzabile*.

Prepariamoci a una dura rieducazione oculare.

C’è poi l’amico che ti invita a casa sua per vedere il blu ray di guerre stellari sul suo fiammante schermo piatto 65 pollici-edge-led-infinity-black-esticazzi.
Peccato che l’amico abbia dimestichezza col mezzo come un pinguino di moto da corsa e così lascia inserita la modalità “sport”.
Inizia Guerre Stellari modalità “sport” e già dai titoli che scorrono in prospettiva senti che c’è una perturbazione nella forza. Ma è quando appare la prima astronave di cartongesso che pensi di essere finito nel film-fan di star wars fatto con la telecamera della prima comunione del cugino Vincenzo.
Sì perché questo fa la modalità “sport”. Trasforma il cinema nella comunione del cugino Vincenzo attraverso la tragica aggiunta di frame posticci per “aggiungere realtà” al nostro occhio. Per questo va forse bene per lo “sport” che, ad eccezione del curling, prevede oggetti veloci sullo schermo. In realtà questa funzione potrebbe avere un senso solo se il cameraman, che so in una partita di tennis, si mettesse a seguire la pallina con panoramiche a schiaffo da destra a sinistra e viceversa.
Quando Darth Vader si mette a menare fendenti con spade laser, la modalità “sport”, trasforma il duello in un incontro tra gente vestita in modo improbabile che lottano con gadget di importazione cinese.

Dietro le quinte intanto…
La cosa che mi è assolutamente chiara è che quello che vediamo al cinema in realtà è una sequenza di numerose immagini fisse. 24 immagini fisse per secondo per la precisione. Se assistiamo a un film di 2 ore vedremo più di 170 mila immagini fisse. Ci sono varie teorie sul perché queste immagini fisse si mettano a muoversi. Nessuna di queste è ancora capace di dare una risposta certa a questa autentica magia. Il tutto deve essere legato alla complessità del nostro cervello che già a partire dai 5 frame al secondo “vede” il movimento.

Divagation on:
e se invece fosse proprio la realtà costituita da una serie infinita di fermi immagine e fossimo noi a dargli un senso attraverso lo scorrere del tempo. Le cineprese e le macchine fotografiche allora coglierebbero la vera essenza invece di semplificarla…

Divagation off:
A 10 frame il movimento è già più fluido, ma ancora percepiamo molti scatti… Ci mancano delle informazioni. Dai 20 i movimenti ci sembrano “naturali”. Naturali per come siamo abituati a percepirli al cinema. Non ho capito perché il cinema abbia deciso per la cadenza dei 24 fotogrammi e non 48 o 72 o che so 100, ma probabilmente perché un secolo e passa fa era il miglior compromesso tra qualità del movimento ed economia. Già perché un rullo di – costosa – pellicola a 24 frame dura 10 minuti e non è che se ti viene male il girato ci puoi riregistrare sopra. Devi comprare altra pellicola e rifare da capo. 50 fotogrammi al secondo avrebbero regalato al nostro occhio molta più informazione, ma a un costo doppio. Senza contare che i proiettori avrebbero dovuto girare al doppio con rischi doppi di strappi, inceppamenti, incendi, morti e feriti.
Ah e poi c’è il problema dell’esposizione. Se io faccio correre la pellicola al doppio della velocità resta alla luce la metà del tempo e quindi ne ho bisogno di più sensibile…
Insomma ci sono ottime ragioni per cui è più di un secolo che ci sorbiamo film a 24 fotogrammi al secondo e, alla fine, ci siamo abituati a vedere una realtà a passo “ridotto”. Non solo, ma ci è piaciuta assai perché (ecco la magia del cinema) la realtà ridotta di fatto aumenta la veridicità della finzione. Avete presente le auto volanti di Blade Runner? Non volavano davvero e non erano neanche veramente di lamiera. Erano dei plasticoni. Giocattoli che persino un bambino babbeo schiferebbe. Eppure illuminate in modo giusto, truccate a dovere e riprese alla giusta cadenza… Volano.

Stacco.
Cento e passa anni dopo.

Arriva Peter, nel senso di Jackson e decide che si gira a 48 fps (fotogrammi per secondo). Oggi si può. Grazie al digitale costa più o meno uguale. Ma perché? Perché è cool. Perché le cazzo di panoramiche sulle fottute terre di mezzo soffrono meno l’effetto “strobo”. E’ tutto più fluido, più real, più immersivo, più 3D, più…

Mandate in palestra il vostro occhio, il futuro che ci attende è molto simile a questo:

* Leo Ortolani, Ratman n. 89.

Pubblicità