(Note a margine de “La valigia del Diavolo”).
Un grande stanza di un’edificio che un tempo vide la produzione di treni quasi nel centro di Milano (l’Ansaldo). La stanza è in completo disfacimento: sta per essere ristrutturata dalla testa ai piedi e approfittiamo del momento di transizione tra il vecchio e il nuovo per girare l’apertura e la chiusura del documentario “La valigia del diavolo”. E infatti, sulla prima nota di un concerto per pianoforte di Bach ecco apparire dal nulla, in lontananza, uno strano figuro, ancor più bizzarramente vestito. Man mano che si avvicina si intuisce che è un personaggio di fantasia, vestito con un mantello di carta sottile, delle babbucce improbabili e una maschera monocornuta da diavolo. Evitando dei calcinacci (ma c’è un take tagliato che mostra come l’operazione non sia riuscita al primo colpo e che, col permesso del protagonista, pubblicherò a breve) il buffo figuro ci viene incontro. E’ proprio un diavoletto, ma più che timore trasmette allegria perché è un diavolo da Commedia dell’Arte. Sotto braccio reca con se un valigione vecchio stile. Quando è ormai molto vicino allo spettatore si ferma, appoggia la valigia di fronte allo spettatore su un tavolo che resta però invisibile e immediatamente apre la valigia. All’apertura dalla valigia proviene un bagliore. Il nostro diavolo guarda soddisfatto il contenuto e da lì la storia comincia…
Il titolo del documentario mi è stato suggerito proprio dal protagonista, Andrea, il mascheraio di cui parla il cortometraggio durante una sessione di riprese. Proviene da un aneddoto di vita vissuta che però nel film non viene raccontato.
Ho preferito lasciare all’interpretazione dello spettatore il perché del titolo, mentre il bagliore è dichiaratamente una citazione di una nota scena di Pulp Fiction a sua volta citazione dal fantastico noir Kiss me deadly (Un bacio e una pistola)in cui una valigetta contiene una misteriosa sostanza luminescente e potenzialmente letale.Qui naturalmente non vi è nulla di letale (al limite il film stesso) e l’apertura della valigia è come un’apertura di un sipario su un mondo che anche a me, fino all’anno scorso, era totalmente sconosciuto. E’ la storia di un artigiano, ma anche di una sua opera, una particolare maschera creata ad hoc per un attore. Nel corso dei nostri incontri però sono venute fuori anche altre tematiche e alla fine è forse un po’ un film sull’inconscio, sulla molteplicità dell’animo umano, sul vero e sul falso e forse, dico forse, anche sugli alieni. Troppo? Avete 18 minuti e 50 secondi per scoprirlo.