L’onnivoro dubbioso – parte seconda: i simulacri (di P. K. Dick?).

Sono abbastanza fiero di me. Sono già più due mesi che non acquisto carne per mio consumo. Come già spiegavo nella puntata precedente, non pretendo di non toccare del tutto la carne. Se me la offrono e altrimenti andrebbe sprecata la mangio. Anche perché nonostante l’astinenza continua a piacermi assai. Anzi forse l’astinenza me la fa piacere ancora di più. L’altra sera sono stato a una cena a seguito di un matrimonio. Un banco di prova durissimo a cui ho ceduto praticamente subito. L’attacco degli affettati dop è stato travolgente. Li ho gustati con un leggero senso di colpa. Giusto un filo. Del resto non mangiarli non avrebbe risparmiato la vita a nessuna Peppa Pig. A parte questa trasgressione non ho registrato altri cedimenti, ma la mia fede ha fortemente vacillato quando sono finito davanti al tristissimo banco “vegetariano” dell’Esselunga e ho incontrato questo:
ImageQuesto simulacro di hamburger non ha fatto altro che alimentare la mia voglia, in genere scarsa, di un hamburger vero, vivo, pulsante. Sarà la grafica, sarà il logo, sarà che non si può sopportare di leggere l’accostamento delle parole hamburger e soia… E’ come pensare a un gelato gusto vongola. E’ contronatura. E’ come mettere una famiglia gay in uno spot Barilla. E’ peccato. Sacrilegio!
Calma. Devi pensare a qualcosa di bello. Di rilassante. Alla mucca che stai salvando. Ecco. Sì. La mucca mi sarà grata. Se fosse qui mi darebbe una leccata con quella sua bella lingua rasposa, quei suoi occhi teneri, quello stinco sensuale… No lo stinco no! Non pensare allo stinco!
Fade out.
Fade in.
E’ il momento della verità. Alla fine ho preso proprio la versione “indiana” sperando che la spezia coprisse il più possibile il sapore e l’idea stessa della soia che a me ha sempre fatto @agar@. Fuori dal cartone devo superare un’altra barriera di plastica abbastanza spessa prima di arrivare al disco simulatore della carne la cui consistenza è pressoché identica a quella della suola gommosa delle Clark. Anche se la confezione promette la possibilità di non usare condimento io abbondo con l’olio sul fondo pentola. Si fottano le 166 calorie. Intanto, ho preparato un piatto di pomodorini, lattughino, senape e tabasco per occultare ulteriormente il sapore. In caso di emergenza tengo a portata di mano lo scopino del cesso con cui togliermi il saporaccio dalla lingua.
Impiatto con la dovizia di un Master Chef un medaglione dorato coperto di formaggio e poi    mi accingo all’assaggio. Chiudo gli occhi e mastico…
Mi sfugge sempre di più la ragione di chiamarlo hamburger, ma tutto sommato non è male. E’ una cosa discretamente gradevole. Non mi spingo oltre nel lodarlo. Non so se riuscirà a placare il mio desiderio di carne, ma il suo compito alimentare l’ha svolto egregiamente.
Tutto sommato soddisfatto vado a fare una donazione con la mia PayPal alla ricerca per la carne sintetica da cellule staminali.
L’ora del fallimento è sempre più vicina.

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